martedì 13 ottobre 2009

Una storia livornese di merda.

Qualche semplice,accantonata mente non avrebbe remore ad'iniziare con il classico correva l'anno.Altre vite consumate alla luce di un sole che estingue non avrebbero mai l'intenzione.Sulle arroventate panchine di una nota piazza livornese,alcune languide donnine sudamericane prostrate seggono.Mostrano consumati ma lustri vestiti ,ammiccano tenui il loro vivido ed'estroverso mercato.Nel gruppo esiste un'estremo errabondo interesse al quale ognuna di loro soggiace.In questo fervido consumo le tasche parlanti come calamite catturano la triste storia, che da estreme ed'ataviche ere si sente il riverbero.Forte e' il richiamo profondo che le frequenze solite ed'accattivanti,come armoniche note prendono piede la dove l'emozione si evince.Un giro di euro montante assume spazi e ruoli che versa note di un effimero ritornello il quale nessuna canzone rimembra.Alcuna persona con fare smarrito nella larga piazza ad'un sole in ritardo, scalda le sue inquinate ossa.Un'ombra che fonde sfondo nero,sfuma insicura la sua figura.Forse e' quella disgraziata cubana che velocemente ho denunciato alla questura.Non voglio certo negare la sua faccia tosta,se era veramente lei.Comunque ormai ci siamo e saro prolisso nell'avvertire la signora in questione di preparsi armi e bagagli per tornarsene da dove e' venuta.